Condominium di Ballard

di pittrotelli
Condominium

Ho finito di leggere stanotte Condominium di Ballard.

E mi sento di consigliarvelo.

Sicura dentro il guscio del condominio come i passeggeri a bordo di un aereo guidato da un pilota automatico, la gente era libera di comportarsi come voleva, di esplorare tutti gli angoli più bui che era capace di trovare. Sotto molti aspetti, il condominio era un campione di tutto quanto era stato fatto dalla tecnologia per realizzare l’espressione di una psicologia veramente libera.

La storia: un elegante condominio in una zona residenziale, costruito secondo le più avanzate tecnologie, è in grado di garantire l’isolamento ai suoi residenti ma si dimostrerà incapace di difenderli. Il grattacielo londinese di vetro e cemento, alto quaranta piani e dotato di mille appartamenti, è il teatro della generale ricaduta nella barbarie di un’intera classe sociale emergente. Viene a mancare l’elettricità ed è la fine della civiltà, la metamorfosi da paradiso a inferno, la nascita di clan rivali, il via libera a massacri e violenza. Il condominio, con i piani inferiori destinati alle classi inferiori, e dove via via che si sale in altezza si sale di gerarchia sociale, si trasforma in una prigione (volontaria) per i condomini che, costretti a lottare per sopravvivere, danno libero sfogo a un’incontenibile e primordiale ferocia. 

Siamo sicuri di sapere chi siamo? Si, ok: ci alziamo, baciamo i figli ed i congiunti, andiamo al lavoro e cerchiamo di essere educati e civili con tutti. Perché siamo attenti all’educazione, alle convenzioni sociali, alle leggi.

Ma cosa accade se, per un motivo anche banale – come la mancanza momentanea di corrente elettrica – si innesca un meccanismo a catena per cui le convenzioni sociali piano piano vengono meno, sostituite gradualmente dal ritorno a forme primitive di colazione, dai gruppetti, dai clan, dai signorotti con le corti. Se già in un’organizzazione sociale gerarchica ben definita anche nell’assegnazione del piano seguendo un preciso schema:

  • la classe inferiore costituita da un proletariato di hostess, tecnici cinematografici e gente simile, abita tra il primo e il nono piano;
  • la classe media, la borghesia di medici e avvocati, tra il decimo e il trentacinquesimo piano;
  • la classe superiore, l’oligarchia di attrici, magnati e imprenditori nonché l’artefice vero e proprio della costruzione di questa babele occupa gli ultimi cinque piani del grattacielo.

Se dal “buongiorno” fra condomini si passasse al pestaggio come affermazione di potere. Se i piani si coalizzassero gli uni contro gli altri. Se l persone smettessero anche di andare al lavoro, in una spirale volontaria e connivente di omertà verso l’esterno di che cosa sta accadendo in quello che diventa, a tutti gli effetti, una società a se basata su valori del tutto ancestrali e regredisse? E questa “regressione”, con uno smantellamento passo dopo passo dei limiti sociali dettati nelle varie epoche, si accompagna alla decadenza del grattacielo di 40 piani, un’ecosistema indipendente e autonomo, un microcosmo che perde contatto con il mondo esterno sino a divenire l’unica realtà esistente.

Ecco, questo libro parla di noi, di cosa siamo, e di quello che realmente saremmo..

E a mio avviso lo fa in maniera impeccabile – stilisticamente – con un ritmo incalzante seguendo la storia di tre personaggi rappresentanti delle tre linee gerarchiche del palazzo: Wilder per la classe inferiore, Laing per la media, Royal per la superiore. 

Voto: 5/5