Bianchennero: gli occhi del gatto

di pittrotelli

Bianchennero è la rubrica in cui vi racconto (perché non credo di essere capace di recensire) storie a fumetti e libri illustrati che hanno come minimo comune denominatore il bianco e nero come terreno da fioco e come cifra stilistica di base. Quindi non storie a colori ristampate in scala di grigi, ma bianco e nero direttamente. Al limite riedizioni con i colori tolti. Saranno interventi brevi, fatti più per stimolare la curiosità che per allestire un trattato.

In fondo troverete una scala da uno a cinque frankenstein di Bernie Wrightson come personalissimo riferimento di gradimento.

Regia, agevolare la sigla.

Gli occhi del gatto è forse uno dei fumetti meno conosciuti della strana coppia Moebius/Jodorowsky.

Scritto nel 1978 è una storia molto breve: venticinque tavole con una storia di base più che essenziale, magistralmente illustrata da Moebius: un ragazzo cieco affacciato alla finestra di una torre, che sovrasta una città che a prima vista sembra deserta, un gatto ed un falco.

Il ritmo è scandito da tavole a tutta pagina che narrano l’azione in un alternarsi di campo e controcampo, le prime con il ragazzo alla finestra, visto di spalle ed in controluce che interloquisce con il falco e le seconde che narrano la storia. 

Ed è in questa particolarità che saltano quasi tutti gli schemi del fumetto classico: le tavole non sono suddivise in vignette, ma sono illustrazioni a tutta pagina che potrebbero vivere ognuna in maniera propria, decontestualizzate, tutta via messe in fila raccontano una storia che necessita comunque di tutte le sue parti;  non ci sono i necessari (?) fumetti, o balloons, ad accompagnare l’azione; non ci sono effetti sonori o didascalie. L’unico testo presente è quello della voce del bambino, che è però solo scritta, lateralmente, non incasellata… e comunque resta un effetto sequenziale che è proprio della lettura del fumetto: una tavola dopo l’altra, in un ritmico susseguirsi di avvenimenti.

Ogni tavola è una piccola opera d’arte…

Come se Dorè avesse messo in fila una serie di sue opere per comporre una storia, che altrimenti non potrebbe essere raccontata.

La carta gialla (presente sia nella ristampa della magic press sia nella versione originale, espressamente scelta dagli autori) conferisce al tutto un’alone di calore ed una luce tutta particolare, che rende ancora più onirico il racconto.

La cura dei particolari, delle pose, del susseguirsi di campi e controcampi rendono questa piccola opera d’arte imprescindibile, secondo me, sia per gli amanti del fumetto, sia per gli amanti dell’illustrazione.

Wrightsonometro: