Di curatori, artisti e frustrazioni.

Ed eccoci arrivati alla quarta puntata del nostro viaggio nel postpaganesimo dell’arte contemporanea.
La serie di articoli nasce per la rivista on line Cultartes, e questo è uscito da poco e lo trovate, in inglese, qui.
Di curatori, artisti e frustrazioni.
(Divagazioni sull’arte contemporanea IV)
by Pietro Rotelli
IL CURATORE
Quarto importante dogma: l’onnipotenza del curatore.
L’arte contemporanea da un’occasione unica: veder prevalere le idee sull’identità dell’artista, sul lavoro, e di conseguenza sull’arte stessa. L’equazione è perfetta: i curatori essendo in incontinenza retorica, sentono un bisogno viscerale di produrre i testi più improbabili. La pietra angolare di questa operazione è che l’opera d’arte contemporanea non è autorizzata a nulla, quindi possiamo dire quello che vogliamo e tutto il testo, eccessivo come è, le è necessario.
Qualunque sia l’immaginazione e il bagaglio intellettuale che investirà, scrivere testi speculativi e retorici su disegni di Egon Schiele incontra un limite. Il lavoro parla da solo, è impressionante e nessuna parola potrà mai eguagliarlo.
Critico o esperto si esprimono a loro rischio e pericolo, perché il lavoro è onnipotente.
Descrizioni, teorie, per quanto avanzate, non potranno mai eguagliare l’opera stessa. Queste sono le limitazioni affrontate dal critico, teorico, storico.
Le grandi opere sono superiori ai loro testi.
Questo non è però quello che succede nell’arte contemporanea. I critici ne sono operatori onnipotenti e se ne appropriano in quanto è creata dai loro testi. Sono quelli che danno senso ad alcune gocce di vernice attaccate da Anna Jóelsdóttir per farne “una visione metaforica del racconto della pittura che crea un dialogo astratto dell’essere al di fuori della rappresentazione logica” .
SIAMO TUTTI ARTISTI
Quinto dogma importante: siamo tutti artisti.
Questo dogma nasce dall’idea di dover farla finita con la figura del genio, il che non è sciocco, poiché, come abbiamo già notato, gli artisti di talento non hanno bisogno di Curatori.
Le sue conseguenze si fanno sentire, tuttavia su un campo completamente diverso. La figura dell’artista viene distrutta. Quando esisteva il genio, il creatore era un lavoro indispensabile e insostituibile. In questi tempi di sovraffollamento artistico, nessuno è indispensabile e le opere sono intercambiabili perché mancano di originalità.
Né Damien Hirst o Gabriel Orozco, né Teresa Margolles, né mai la lunga processione di coloro che pretendono di essere artisti lo sono. Spesso per loro stessa ammissione, come se questo nel loro ambiente non solo non fosse un problema, ma addirittura un vanto o un valore aggiunto!
ZERO FRUSTAZIONI
Ultimo importante dogma: quello dell’educazione artistica.
Nelle scuole quindi tutto ciò che lo studente fa è immediatamente da considerare come arte, sia un tavolo coperto di cibo in decomposizione o auto di piccole dimensioni incollate a testa in giù su un pannello capovolto di plexiglass.
La pedagogia paternalistica dello “zero frustazioni” impedisce che l’opera venga analizzata e corretta, e come dovrebbe essere in molti casi, ritoccata.
L’utopia è attuata: siamo tutti artisti, l’abisso di stupidità si apre all’infinito.
C’è spazio per tutti.
Non c’è differenza e tutti hanno diritto ad esprimersi artisticamente, ignorando scuole, attitudini, intelligenza. Cecità o incapacità oggettive di rappresentazione o limiti tecnici.
Siamo tutti Artisti.
Ma se siamo tutti artisti, non lo è nessuno.